Ospedale Carlo Ondoli: anno zero, III aggiornamento

📰 Questo è un articolo pubblicato originariamente sulla versione cartacea de La Spinta, Terza uscita di Ottobre 2020. Visita l'archivio e scarica le precedenti uscite.

Dopo la chiusura della Pediatria e del Punto Nascite, sono arrivati il trasferimento a Varese del laboratorio, il ridimensionamento della chirurgia e l’ineluttabile chiusura della Medicina dopo il trasferimento definitivo della Geriatria da Varese ad Angera.
Il servizio di Oncologia è scomparso e quello di Cardiologia e Gastroenterologia sono ridimensionati ormai da tempo. Inoltre, degli ambulatoripromessi è comparso ben poco. La pandemia in qualche modo ha dato una mano al passaggio definitivo verso «un presidio per la cura multidisciplinare dei malati geriatrici e subacuti» come ha annunciato a mezzo stampa il Presidente della Commissione Sanità Regione Lombardia Emanuele Monti.
Che differenza c’è tra questa proposta e il vecchio progetto, passato in sordina, che prevedeva di far diventare l’ospedale un POT (presidio ospedaliero territoriale), con la conseguente perdita delle caratteristiche operative e funzionali di un ospedale per acuti? Tali scelte porteranno, nonostante le promesse, alla chiusura del Pronto Soccorso, inizialmente di notte e poi di giorno? Situazione poco felice vista la nostra posizione geografica e visto l’aumento della popolazione dovuto al turismo estivo.
Negli ultimi anni l’ospedale dal puntodi vista organizzativo e funzionale è
sempre più precario.
Alle molte promesse fatte da politici e dirigenti aziendali non sono seguite
azioni concrete per fermare il declino. Il Coronavirus ha senz’altro interrotto un processo. Ma non si vede come si possa parlare di «ripartenza e rilancio dell’Ospedale di Angera», come affermato dall’ATS attraverso la stampa, promettendo l’apertura di un ambulatorio di Chirurgia Oncologica in un ospedale dove esiste una Week Surgery e non c’è un servizio di oncologia medica.
Negli ultimi anni 18 medici, per vari motivi, hanno lasciato l’organico e non
sono mai stati sostituiti. Pensiamo sia lecito chiederci.
E i soldi risparmiati dove sono stati impiegati?
Ma questa confusione è condivisa e avallata da comuni, enti del terzo settore e comitati (come rende noto la ATS)? Nessuna notizia viene portata a
conoscenza dei cittadini, diretti interessati; in questo silenzio complice
sembra che l’unica preoccupazione sia quella di non disturbare e infastidire la politica, anzi si ringrazia ad ogni piè sospinto il dirigente di turno, che si
degna di fare il proprio dovere, pagato con i nostri soldi.
In questo contesto si è giunti alle dimissioni di 5 dei 9 membri del
Gruppo di Lavoro per l’Ospedale, nato solo un anno fa con deliberazione del
Consiglio Comunale. Tale decisione non è da attribuire a una scelta strettamente politica, ma alla consapevolezza dell’impossibilità di lavorare autonomamente, di accedere alle informazioni e di interagire con gli operatori. In sostanza quando ci siamo resi conto del mancato riconoscimento di una qualunque funzione istituzionale.
Chiediamo, con forza, al nostro Sindaco che interrompa per una volta l’atteggiamento del “lasciamoli lavorare” e ci spieghi chiaramente cosa succederà nei prossimi tre anni al nostro Ospedale.
È un diritto di ogni cittadino conoscere come verrà gestita la propria salute e da chi.
La chiarezza e la conoscenza renderanno il nostro Ospedale appetibile a
personale sanitario nuovo.
Aspettiamo.
Fiduciosi?