Il progetto delle ciclabili: tra complessità e strategia
📰 Questo è un articolo pubblicato originariamente sulla versione cartacea de La Spinta, Quinta uscita di Settembre 2021. Visita l'archivio e scarica le precedenti uscite.
Come disse il celebre John F. Kennedy “niente è paragonabile al semplice
piacere di un giro in bicicletta”, ma la cosa più bella è che possiamo provare queste emozioni mentre svolgiamo le attività quotidiane, recandoci sul posto di lavoro, al bar, a scuola o a fare la spesa.
Inoltre, i benefici legati alla scelta della bicicletta come mezzo di
trasporto sono infiniti: migliora l’umore, aiuta a tenersi in forma a tutte le età, allunga la vita (secondo uno studio Danese di 2-3 anni per le donne sino ai 4-5 per gli uomini), ma fa bene anche al pianeta, essendo non inquinante, e all’economia, stimolando la creazione di nuovi posti di lavoro.
Pur restando ben lontani dai numeri dei Danesi – il popolo di ciclisti per
eccellenza – diversi sondaggi hanno dimostrato come la bicicletta sia uno
dei mezzi più amati dagli Italiani. Viene dunque spontaneo domandarsi perché, ad eccezione di alcune province virtuose come Pesaro, Bolzano e Treviso, le due ruote rappresentino una quota minima nei mezzi scelti per gli spostamenti quotidiani.
Sebbene la risposta sia in gran parte legata a fattori culturali – come
l’esagerata passione italiana per i veicoli a motore – la situazione delle
infrastrutture gioca sicuramente un ruolo fondamentale.
Basti pensare che nel Comune di Milano ci sono circa 300 km di piste
ciclabili (considerando l’aumento del 30% post covid), contro i 350 km della città di Copenaghen: una piccola differenza, se non fosse che il capoluogo lombardo si estende su un’area di 180 km2, contro gli 88 km2 della capitale Danese.
La presenza di infrastrutture è quindi un elemento chiave per promuovere la ciclabilità, ma è altrettanto importante dedicare attenzione alla loro “adeguatezza”.
Ma spieghiamoci meglio: per adeguatezza di una pista ciclabile, si intende la coerenza complessiva tra la tipologia dell’infrastruttura, il suo percorso e l’utente di riferimento.
La creazione di una pista ciclabile non può essere un’operazione di routine, in cui si decide di realizzare un percorso semplicemente perché “serve”, basandosi solo su fattori quali la disponibilità di spazio o l’economicità dell’operazione.
Una connessione ciclabile viene realizzata, prima di tutto, per le persone, che hanno abitudini ed esigenze diverse.
Parlando di due ruote, possiamo semplificare l’utenza dividendola in due gruppi: coloro che scelgono di pedalare nel tempo libero e coloro che scelgono di farlo per svolgere le loro attività quotidiane.
Da ciò derivano – ovviamente – esigenze diverse: chi utilizza la bicicletta nel proprio tempo libero, ad esempio, prediligerà percorsi con un paesaggio più piacevole, preferendoli ad altri più brevi e diretti, che sono però necessari se l’utente deve recarsi alla propria destinazione ad un orario stabilito (lavoro, scuola, fermata del trasporto pubblico).
Nel processo di pianificazione andrà quindi inclusa una parte strategica
dedicata all’analisi delle esigenze degli utenti in modo da produrre un
progetto opportuno e coerente, in termini di percorso, caratteristiche
fisiche e funzionali.
La determinazione del tipo di utente ha quindi risvolti importanti sulla progettazione e sull’identificazione del tipo di rete ciclabile che verrà
realizzata, costituito a sua volta da diversi tipi di percorsi.
Una rete ciclabile, infatti, è costituita a sua volta da innumerevoli percorsi, che possono essere di diverso tipo e così semplificati:
- Strada ciclabile: strada a velocità limitata (30 km/h), in cui la circolazione è promiscua, ma la precedenza è data a velocipedi e pedoni. (centri storici, zone residenziali, etc)
- Pista ciclabile: in ambito urbano o extra urbano, può essere di diverso tipo (mono o bi direzionale, in sede protetta da cordoli o a raso, etc) e si adatta all’utenza locale (es: scuole, negozi), ai ciclo pendolari, non escludendo i ciclisti amatoriali che solitamente corrono lungo le strade esistenti.
- Via verde: sono itinerari multifunzionali riservati alla circolazione non motorizzata, in ambienti con particolare valenza paesaggistica (parchi naturali, etc)
Prendendo come esempio pratico la cittadina di Angera, potremmo dire
che una ipotetica rete ciclabile comunale dovrebbe comprendere sia strade ciclabili, come la via Greppi, sia piste ciclabili – per permettere la connessione ai principali luoghi di interesse come il centro, il lido La Noce o l’imbarcadero – sia vie verdi, come quella già presente nell’oasi della Bruschera.
Una volta definito il tipo di percorso da creare, ci sono molti altri criteri
da soddisfare per assicurarsi che la nuova infrastruttura ottenga il
successo sperato.
Per questo è importante che essa sia attrattiva e funzionale, criteri che si
ottengono creando una rete continua in grado di unire una buona qualità
paesaggistica alla completezza delle polarità servite, ovvero offrendo
accessibilità a scuole, servizi, uffici pubblici, luoghi di attrazione e
fermate del trasporto pubblico.
Un altro elemento chiave è il comfort dell’infrastruttura: un
percorso ciclabile non deve presentare pendenze eccessive – e comunque
evitare in ogni modo la presenza di dislivelli ove possibile –, e deve
essere quanto più lineare possibile, prediligendo percorsi diretti e limitando al massimo i conflitti con altri modi di trasporto (generati, ad
esempio, dagli attraversamenti pedonali).
Quest’ultimo punto è legato alla sicurezza, non bisogna infatti dimenticare che le biciclette possono costituire una minaccia per i pedoni, se non opportunamente regolate: provate ad immaginare un turista che, mentre si avvia spensierato verso il lago, si ritrova nel bel mezzo di una ciclabile perché essa taglia una zona pedonale anziché correre lungo la strada.
Infine vi è la presenza di servizi: non bisogna dimenticare infatti che l’utilizzo dei velocipedi porta alla nascita di nuovi bisogni e necessità, come
ad esempio la presenza di fontanelle e distributori di acqua e di parcheggi
adeguati in corrispondenza dei punti di sosta o attrazione.
Se l’intento è quello di incrementare l’utilizzo delle due ruote – specie in
destinazioni turistiche o per percorsi come le vie verdi – creare una infrastruttura può non essere sufficiente: bisognerebbe infatti offrire servizi di sharing o noleggio che, posti strategicamente, possano permettere
la fruizione anche a chi giunge con altri mezzi.
È evidente quindi che per fare una ciclabile non bastano due cordoli o un percorso disegnato laddove sarà più facile costruirlo: affinché il progetto di un’infrastruttura funzionante e funzionale possa riuscire è necessario mettere insieme tutti gli elementi nella loro complessità.
Ed è proprio analizzando questa complessità che un attento amministratore
e/o progettista comprenderà il ventaglio di possibilità e opportunità che la progettazione di una rete ciclabile può offrire ad un territorio: d’altro canto, chi ama la semplicità potrà limitarsi a pedalare.