Editoriale V-2021
📰 Questo è un articolo pubblicato originariamente sulla versione cartacea de La Spinta, Quinta uscita di Settembre 2021. Visita l'archivio e scarica le precedenti uscite.
Seduto sotto il portico di casa, guardo il sole che tramonta lasciando una striscia rossastra sulle acque del nostro amato lago Maggiore. Uno spettacolo che si verifica tutti i giorni, non mi stanco mai nel vedere i colori
cambiare lentamente mentre il paesaggio muta, sorseggio un bicchiere di prosecco e la mia mente vola. Quante storie si possono raccontare, quanti avvenimenti ha vissuto il lago. Se le acque avessero la parola potrebbero descrivere momenti e vicende ormai sepolte nei sedimenti. Volendo potremmo svolgere il rullino della storia, sarebbe un lavoro lungo e costoso ma estremamente interessante. Una breve parte la posso raccontare avendola studiata. Il lago Maggiore, fino ad alcuni decenni fa, si credeva che avesse un’origine glaciale dovuta all’impronta ad u tipica del lavorio del ghiacciaio; con l’avvento di nuove apparecchiature le analisi hanno evidenziato che l’origine è fluviale e risale a parecchi milioni di anni. Basti pensare che nel centro del lago ci sono circa seicento metri di sedimento prima di arrivare alla roccia madre, sedimenti che si sono depositati in milioni di anni. Ecco la storia che accennavo: se si raccogliesse una carota di sedimento lunga seicento metri e la si tagliasse orizzontalmente in tanti dischetti, le analisi chimiche e biologiche ci racconterebbero l’andamento del clima, del tipo di vegetazione e tante altre notizie estremamente interessanti.
Veniamo a noi, accontentiamoci di raccontare una breve storia degli ultimi cento anni grazie ad alcune carote di sedimento della lunghezza di circa un metro che ho raccolto anni fa. Il lago Maggiore ha un immissario
importante il fiume Ticino che ha lo stesso nome qundo diventa emissario; ha inoltre un altro importante fiume, il Toce che immette le sue acque nella baia di Pallanza. Il lago d’Orta è collegato al lago Maggiore tramite il fiume Nigoglia che immette le sue acque nel Toce, e proprio dal lago d’Orta parte la nostra breve storia. Negli anni Trenta sulle rive del lago d’Orta è sorta una ditta che produceva filati artificiali: a seguito dei processi di lavorazione aveva come scarto acque acidule contenenti rame. Tali reflui venivano immessi nelle acque del lago d’Orta. In breve tempo la vita del lago scomparve basterebbe leggere gli articoli della professoressa Monti Stella. Il rame veicolato dalle acque si è distribuito nei sedimenti interessando anche la parte che va dalla baia di Pallanza sino a scendere nella parte terminale del lago Maggiore e oltre, ovviamente toccando
anche i sedimenti prospicienti le rive di Angera. Fortunatamente con un intervento mirato si è riusciti a ripristinare la vita nelle acque del lago d’Orta. Facciamo un passo in avanti, arriviamo agli anni Cinquanta.
Sempre sulle rive del lago d’Orta sono nate industrie che producevano rubinetterie, pentole e caffettiere, non cito i nomi ma tutti li conosciamo, ricorderemo l’omino con i baffi visto tante volte alla televisione durante il
Carosello. Come scarto avevano acque ricche prevalentemente in cromo e nichel, anche questi due elementi li troviamo nei sedimenti assieme al rame. Non bastavano questi contaminanti, no di sicuro: sempre dopo la
seconda guerra mondiale, nel paese di Rumianca nasceva una ditta che produceva soda e nel processo di lavorazione utilizzava come catalizzatore il mercurio. A quei tempi un mio caro amico vi lavorava e mi ha raccontato che si perdevano oltre 60 chili di mercurio al giorno, una quantità enorme. I reflui contenenti mercurio venivano sversati nel fiume Toce, come ho detto questi sfocia nella baia di Pallanza. Sia il mercurio che il cromo, il nichel e il rame si sono depositati nei sedimenti e una parte ha interessato il fiume Ticino arrivando sicuramente fino al mare Adriatico attraverso il fiume Po. La storia non finisce qui, sempre a Rumianca dopo la chiusura della ditta che utilizzava Mercurio (è in atto una grande bonifica dei siti contaminati),
è partita la produzione di Ddt (dicloro-difenil-tricloroetano), fortunatamente bandito da molti anni, anche il Ddt è andato a finire nei sedimenti. Tutti ricorderete che per alcuni anni è stata vietata la pesca del
lavarello perché nelle sue carni la concentrazione di Ddt era superiore ai limiti di legge. Il lettore si domanderà il perché di questa facilità nello sversare contaminanti nelle acque. La risposta è semplice: si è dovuti arrivare al 1976 con la legge Merli 319 che regolamentava gli scarichi nei corpi idrici. Ma la storia non è finita, le acque del lago Maggiore hanno subito anche l’arrivo del fosforo: negli anni Sessanta e settanta le concentrazioni del nutriente erano elevate e hanno causato danni alla vita presente nel lago. Quanto ho descritto in questo mio breve percorso non deve oggi preoccupare il lettore, i metalli pesanti quali rame, cromo, nichel e mercurio, il Ddt e il Fosforo sono negli strati profondi coperti da sedimenti non contaminati e non potranno nuocere alla salute della flora e della fauna del lago e tantomeno alla salute dei cittadini. L’arrivo dei depuratori
e del sistema fognario ha ridotto drasticamente l’immissione di Fosforo; oggi tutte le acque del lago Maggiore sono di buona qualità e non creano problemi, la balneazione è possibile su tutte le sponde del nostro magnifico lago. Un monito per tutti, da oggi, vista l’esperienza passata: cerchiamo di essere più attenti con l’ambiente, non lasciamo debiti a chi verrà dopo di noi ma un mondo dove potranno sognare e vivere.