Guerra in Ucraina: analisi e riflessioni

Passiamo per strada, una casa brucia davanti ai nostri occhi. Qualcuno ha appiccato l’incendio e continua ad alimentarlo versando taniche di benzina. Lo vediamo e passiamo oltre? Ci perdiamo in chiacchiere sullo stato della casa? Ci scarichiamo la coscienza dicendo: non l’hanno costruita bene, l’impresario ha truccato sulla malta, ci sono stati degli abusi edilizi, prima che costruissero lì c’era il terreno dell’uomo che ha incendiato tutto, ha le sue buone ragioni per vendicarsi? Oppure diamo una mano per fermare il piromane, facendo tutto quanto è in nostro potere? Scegliete.

Ripeto, c’è un incendio. Fuor di metafora, la Russia ha attaccato l’Ucraina con forze infinitamente superiori a quelle del Paese invaso. Credeva di fare un blitzkrieg, una guerra lampo, di arrivare in tre giorni a Kiev accolta da una popolazione festante o rassegnata. Ha invece incontrato una resistenza accanita ed eroica. Ci dice qualcosa questa resistenza? Ci sembra quella di uno stato fantoccio contrario al sentimento di un popolo? Ci dice che ha ragione Putin a sostenere che l’Ucraina come entità autonoma non esiste, è un’invenzione?

La Russia vincerà probabilmente sul campo. Non in tre giorni, forse in un mese. Non basteranno i bombardamenti aerei, dovranno combattere casa per casa, compiere un massacro di civili. La Russia perderà nel medio e lungo periodo, perché non si governa mai con la forza e con il terrore, anche se i despoti di ieri e di oggi ne sono convinti. E ha già perso davanti alla comunità internazionale che ha isolato Mosca: il voto di condanna all’Onu è eloquente (i grandi astenuti, Cina e India in primis, qualche imbarazzo ce l’hanno), con soli cinque contrari, le peggiori dittature del pianeta: la Russia ovviamente, la Bielorussia del “piccolo Stalin” Lukashenko, la Corea del Nord, la Siria del macellaio Assad, l’Eritrea.

In Italia la solidarietà con l’Ucraina e il suo popolo fiero e martire è quasi unanime. Manca all’appello il partito putiniano trasversale, che trova proseliti nella vecchia destra, nelle fila populiste e in una sinistra arcaica ancorata al mito dell’Urss-Russia che già era esecrabile, non fosse che Putin riscrive la storia andando a recuperare l’impero zarista.

Andiamole a vedere le prese di distanza o le equidistanze. Dicono che l’Ucraina è un’invenzione, sulla scia di Putin. È un falso storico: l’Ucraina ha una storia millenaria assai tormentata, è stata invasa, conquistata e spartita a ripetizione nel corso dei secoli (da polacco-lituani, ottomani, mongoli, russi) ma ha una sua lingua diversa dal russo e una sua identità nazionale. Ha avuto la sua autonomia nell’ambito dell’Urss, è indipendente dal 1991 con i russi che hanno continuamente cercato di riportarla “nell’orto di casa”, soffiando sul fuoco delle divisioni etniche e perdendo regolarmente (oggi, da “veri democratici”, vorrebbero imporre sul trono l’ex presidente filo-russo Yanukovich, cacciato a furor di popolo nel 2014).

Dicono che in Ucraina ci sono tanti russofoni. Vero, fuori dalla Russia ce ne sono trenta milioni. Un buon pretesto per fare la guerra a tutte le repubbliche ex sovietiche, se questo è il pretesto (e la Russia lo ha già fatto in Cecenia e in Georgia, annettendo la Crimea e appoggiando il separatismo della Transnistria). È giusto tutelare le minoranze etniche e linguistiche, ma se dovessimo applicare la forza e il “sangue e suolo” come paradigma per tracciare nuovi confini, l’Europa intera si troverebbe a ferro e a fuoco. E noi, per paradosso, dovremmo combattere contro francesi, svizzeri, sloveni e croati. Invece la nostra storia ci insegna (Alto Adige) che anche di fronte a forti tensioni etniche bisogna negoziare e tutelare. Garantendo tutti.

Dicono che la Nato ha accerchiato la Russia e che la Russia si doveva pur difendere. Può darsi che la politica occidentale sia stata improvvida, e che gli accordi informali assunti con Gorbaciov (niente Nato oltre i confini dell’ex Germania Est) siano stati disattesi. Va però detto che la Nato, anche a volerne pensare male, è un’alleanza militare difensiva che non ha mai mosso un dito oltre i propri confini (l’unica eccezione, giustificata dal genocidio in corso, fu quella contro la Serbia di Milosevic alla fine del secolo scorso). E che al contrario le minacce russe contro gli stati confinanti (paesi baltici, Finlandia, Ucraina, repubbliche caucasiche) sono state concrete e ripetute.

Dicono, sulla scorta di Putin, che è giusto “denazificare” l’Ucraina. Ora, che in Ucraina esistano i neonazisti, e che l’Ucraina non abbia fatto fino in fondo i conti con la sua storia, è vero. Ma è vero anche per la Russia, che i suoi conti con l’antisemitismo non li ha mai fatti, e che tollera gruppi neonazisti e politologi che si rifanno al fascista (e “razzista spirituale”) Julius Evola, padre nobile dei nostri stragisti, come per esempio il “Rasputin di Putin” Aleksand Gel’evic Dugin (in Italia lo pubblica un fascista lombardo, Maurizio Murelli, condannato a 18 anni per avere ucciso un agente di polizia). E soprattutto, l’Ucraina è una democrazia, imperfetta come tutte le democrazie, ma molto più democrazia della Russia. Affermare che è nazista equivale ad affermare, per paradosso, che è nazista l’Italia perché ci sono CasaPound e Forza Nuova.

E a proposito di Italia: se noi domani fossimo invasi, vi chiedereste chi siede al governo oppure, chiunque esso fosse (Draghi, Conte, Salvini, metteteci chi volete) combattereste contro l’invasione?

Ecco, per l’Ucraina è lo stesso (dimenticavo: è clamoroso che un paese dove i nazisti dominano elegga con oltre il 70% dei suffragi un presidente ebreo come Zelenskij).

La Russia di Putin vorrebbe ricreare il vecchio impero, la “terza Roma” che era già nei sogni degli slavofili: ambizione in astratto legittima, a patto che i popoli che intende annettersi siano d’accordo. Se non lo sono la sua politica è, a usare un garbato eufemismo, pure prepotenza, un tempo si diceva imperialismo. Minacciare l’uso alle armi nucleari è poi pura, proterva follia. Solidarizzare con l’Ucraina, aiutare il poplo ucraino è quindi giusto e doveroso. Come Europa e come Italia, da anni subiamo la politica aggressiva di Mosca: che arma gli hacker contro i nostri sistemi informatici e soffia sul fuoco di ogni nazionalismo, di ogni sovranismo, di ogni separatismo per dividerci e indebolirci. Di fronte a un bullo, cercare di convincerlo a venire a più miti consigli è cosa giusta e saggia. Prepararsi anche a mollare qualche cazzotto rende però più convincente anche l’opera di persuasione.