Continuate!
📰 Questo è un articolo pubblicato originariamente sulla versione cartacea de La Spinta, Seconda uscita di Luglio 2020. Visita l'archivio e scarica le precedenti uscite.
Bello, interessante.
Mi piace che ci sia un movimento di idee intorno al paese che amo perché non sono mai abbastanza i suggerimenti che al di fuori degli argomenti generali riportino, o tentino di riportare la luce nelle vetrine spente e mi ricordino che la guerra è finita da un pezzo. Che siano in tanti a leggervi è provato dalle battute, quasi sempre volgari, anzi volgarissime, sul vostro conto.
Dottoressa Marcella, chi non le vuole bene e non è debito con lei? Milo, sorridente, educatissimo (non comunista, alla faccia delle malelingue) e portatore di valide idee. Giacomo non so chi è, ma suppongo volonteroso e laborioso.
Ciò nonostante mi piace l’attuale sindaco e ne sono molto soddisfatto. Sono certo che anche lui vi leggerà con attenzione. Io non so che dire ad esempio per la faccenda canottieri. Spero proprio che non venga alterato il paesaggio del lungolago che ho negli occhi da 92 anni.
Io non so adoperare il PC e questa lettera mi costa una fatica bestia, appartenendo ai tempi dei piccioni viaggiatori.
A proposito dei miei 92 anni, una cosa personale. La mia generazione non esiste nemmeno nei ricordi. Io vado al cimitero, mi fermo davanti a quel lembo di terra per me sacro che il saggio sindaco Soldani ha dedicato a tutti gli angeresi, senza distinzione di parte, morti nell’ultimo terribile conflitto.
Ve ne sono di più giovani di me e vivevano in quelle fotografie i volti dei miei compagni di giochi e magari di litigi o discussione. Avendo visto che le croci e i terreni erano un po’ trascurati mi sono permesso di mettervi mano venendo per questo rimproverato perché non sapevo che anche sotto terra non siamo liberi dalla burocrazia. Mario, dove sei? Ti annoiavo chiedendoti cosa significasse il nome I diritti dell’uomo che portava la tua barchetta a vela sino che (visto che io, all’epoca fascistissimo, non capivo) stufo prendevi il largo. Ma anche gli altri vanno ricordati. Sono morti combattendo imbrogliati e traditi da Mussolini.
Ho avuto la fortuna di avere un cappellano, al liceo, che era uomo meraviglioso e sentiva tutto il peso di aver condotto al fronte russo gli allievi delle ultime classi: don Carlo Gnocchi. Io non ero arrivato a piazza Loreto, per non vedere quella stessa folla che pochi giorni prima applaudiva il Duce in via Dante. Don Carlo guardandomi con occhi pieni di ricordi tristi, mi disse: «Questa volta ha mantenuto la promessa.» Sul medaglione che portavo, stava scritto: «Se avanzo seguitemi se indietreggio uccidetemi.»
Ma la mia generazione è sparita, dimenticata e io sono solo. Parlatene! Il paese era avvolto nel buio assoluto, noi giovanissimi, con una robusta cintura di canapa che portava una scure, un elmetto della Prima Guerra Mondiale e una torcia a dinamo, fierissimi in attesa del combattimento futuro giravamo per le strade. Eravamo quelli dell’UNPA (unione nazionale difesa antiaerea). Chi si ricorda? Ho visto fascistissimi (Angera era piena) che volevano riaprire le tombe per togliere le camicie nere a quelli che, come si usava, volevano essere sepolti indossandola.
Voi direte che il mio è il vaneggiare di un vecchio e forse è vero, ma questo spiega un poco il mio fortissimo anticomunismo. Ho lavorato nei paesi comunisti e ho visto gli stessi errori moltiplicati. Per di più vi ho trovato il vero razzismo.
Scusatemi per la perdita di tempo, ma la mia generazione c’è stata.